
Fisioterapia
Cos’è la spina calcaneare? Cause, sintomi e trattamenti
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Tra le condizioni ortopediche più comuni, la spina calcaneare, spesso causa di intenso dolore al tallone, può compromettere significativamente la deambulazione e le normali attività quotidiane. Si tratta di una piccola escrescenza ossea a forma di sperone che si forma sulla parte inferiore dell’osso del tallone, nel punto in cui si inserisce la fascia plantare, un robusto legamento che corre lungo la pianta del piede. Nonostante la spina sia la manifestazione fisica, il dolore è quasi sempre correlato all’infiammazione cronica della fascia plantare associata.
Riconoscere le cause, i sintomi e i trattamenti più efficaci è fondamentale per chi ne soffre e i professionisti di Fisioterapia D’Arpa di Palermo offrono un approccio specialistico e personalizzato per la diagnosi e la riabilitazione della spina calcaneare e delle condizioni correlate.
Quali sono le cause della spina calcaneare?
La spina calcaneare non è di per sé la causa diretta del dolore ma, piuttosto, la conseguenza di una tensione e di un’infiammazione cronica della fascia plantare nel punto in cui si attacca al calcagno.
La principale causa è il sovraccarico e la tensione cronica sulla fascia plantare: movimenti ripetitivi, come la corsa o il salto, ma anche semplicemente stare in piedi per lunghi periodi, possono causare microtraumi e infiammazione alla fascia. Questa irritazione continua nel punto di inserzione, nel tempo, può portare il corpo a depositare calcio in quell’area come tentativo di “riparazione”, formando così la spina ossea. Ecco perché la spina calcaneare è quasi sempre associata alla fascite plantare.
Fattori che aumentano il rischio includono le caratteristiche biomeccaniche del piede: sia il piede piatto, che provoca un allungamento eccessivo della fascia, sia il piede cavo, che la rende eccessivamente tesa, possono predisporre alla condizione. L’utilizzo di calzature inadeguate, come scarpe troppo usurate, prive di ammortizzazione o di un buon supporto plantare, è un’altra causa frequente, così come l’eccesso di peso corporeo, che aumenta significativamente il carico sul piede e un aumento improvviso dell’intensità o della durata dell’attività fisica senza un adeguato condizionamento.
L’età avanzata è un altro fattore di rischio, poiché i tessuti perdono elasticità e la tensione dei muscoli del polpaccio e del tendine d’Achille può incrementare la trazione sulla fascia plantare.
I principali sintomi della spina calcaneare
I sintomi associati alla spina calcaneare sono caratteristici e rendono spesso facile la diagnosi della condizione.
Il sintomo predominante è il dolore al tallone, localizzato sulla pianta del piede, vicino all’osso del calcagno, spesso descritto come una sensazione acuta, pungente o lancinante, simile a quella di camminare su un chiodo o una pietra. Il sintomo più tipico è il “dolore al primo passo“: si manifesta in modo intenso al mattino appena scesi dal letto o dopo lunghi periodi di inattività, come quando ci si alza da una sedia dopo essere stati seduti a lungo. Questo dolore tende a diminuire leggermente con i primi passi, man mano che la fascia plantare si “scalda”, ma può riacutizzarsi dopo periodi prolungati di attività.
L’area del tallone è solitamente molto dolente alla palpazione, e anche una pressione leggera può provocare un dolore acuto. Oltre al dolore, si può avvertire rigidità del piede e della caviglia, soprattutto al mattino.
Spina calcaneare e diagnosi
La diagnosi della spina calcaneare si basa su un’accurata valutazione clinica del paziente, supportata da esami strumentali per confermare la presenza della spina ed escludere altre patologie.
Il percorso diagnostico inizia con l’anamnesi del paziente: il medico o il fisioterapista raccolgono informazioni dettagliate sui sintomi e indagano le attività quotidiane, sportive o lavorative, l’utilizzo di calzature e la presenza di eventuali fattori di rischio.
Successivamente, si esegue un esame obiettivo del piede e della caviglia: il professionista valuta la postura del piede, la presenza di alterazioni dell’arco plantare, la flessibilità della caviglia e dei muscoli del polpaccio. La palpazione è un momento decisivo: il medico localizza con precisione l’area di massimo dolore, che tipicamente si trova sulla parte inferiore e interna del tallone, nel punto di inserzione della fascia plantare. La pressione su questo punto riproduce il dolore caratteristico del paziente.
Per confermare la diagnosi e visualizzare l’osso, si ricorre spesso a indagini strumentali: la radiografia (RX) del piede, eseguita lateralmente, è l’esame che permette di evidenziare la presenza della spina calcaneare, mentre l’ecografia è un esame molto utile in quanto permette di visualizzare direttamente lo stato della fascia plantare. In casi più complessi o per escludere altre patologie con sintomi simili, può essere richiesta una risonanza magnetica (RM).
I migliori trattamenti per la spina calcaneare
Il trattamento della spina calcaneare è quasi sempre conservativo e mirato a ridurre l’infiammazione, alleviare il dolore e correggere i fattori scatenanti.
Il primo passo consiste nel riposo relativo e nella modifica delle attività che aggravano il dolore: è fondamentale evitare la corsa, i salti e la stazione eretta prolungata. L’applicazione di ghiaccio sul tallone per 15-20 minuti più volte al giorno è utile per ridurre l’infiammazione e il dolore ed è importante indossare calzature adeguate. Possono essere utilizzati anche ortesi plantari personalizzate o cuscinetti specifici per il tallone, che aiutano a ridistribuire la pressione e ammortizzare l’impatto. Per il controllo del dolore e dell’infiammazione, il medico può prescrivere farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), per via orale o in crema e, in alcuni casi di dolore intenso e persistente, possono essere considerate infiltrazioni di corticosteroidi localizzate.
Ma il cuore del trattamento conservativo per la spina calcaneare è la fisioterapia, che propone un percorso completo per affrontare la condizione alla radice e prevenire le recidive.
Nella fase iniziale, l’obiettivo è la gestione del dolore e dell’infiammazione: vengono impiegate terapie fisiche strumentali come la tecarterapia, la laserterapia ad alta potenza o gli ultrasuoni, che contribuiscono a ridurre l’infiammazione, favorire la circolazione locale e stimolare i processi di guarigione dei tessuti. La crioterapia è spesso combinata per il suo effetto analgesico e antinfiammatorio.
Successivamente, il fisioterapista si concentra sul recupero della flessibilità e della forza e, in questa fase, le tecniche di terapia manuale sono fondamentali: il massaggio profondo e il rilascio miofasciale della fascia plantare e dei muscoli del polpaccio sono essenziali per ridurre la tensione e le aderenze, mentre gli esercizi terapeutici sono il fulcro del trattamento a lungo termine.
Il fisioterapista, poi, insegna esercizi di stretching specifici per la fascia plantare e per i muscoli del polpaccio da eseguire soprattutto al mattino, prima di mettere i piedi a terra, per “allungare” la fascia. A seguire, introduce esercizi di rinforzo per i muscoli del piede e per i muscoli stabilizzatori della caviglia, per migliorare il supporto dell’arco plantare e la biomeccanica del piede. Si lavora anche sulla rieducazione posturale e del passo per correggere eventuali squilibri che contribuiscono al problema.
L’intervento chirurgico per la spina calcaneare è estremamente raro ed è considerato solo in casi molto selezionati, cioè quando il dolore è gravemente invalidante e non risponde a un trattamento conservativo per almeno 6-12 mesi. Consiste solitamente in un parziale rilascio della fascia plantare o nella rimozione dello sperone osseo e, anche in questi casi, la fisioterapia post-chirurgica è indispensabile per un pieno recupero.
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