Lesioni tendinee e/o legamentose

Lesioni tendinee e legamentose: come intervenire

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Le lesioni fisiche che si verificano con più frequenza, soprattutto in ambito sportivo, sono quelle tendinee e quelle legamentose: le prime coinvolgono i tendini, mentre le seconde sono a carico dei legamenti. 

Cosa sono le lesioni tendinee?

Le lesioni tendinee consistono in eventi che interessano, appunto, i tendini; nello specifico, si manifestano quando i tendini vengono sovraccaricati fino a giungere a una o più piccole rotture delle fibre. Più comunemente, si può parlare di tendinopatie. 

Le lesioni tendinee non sono tutte uguali e si possono distinguere e classificare tenendo conto delle cause, delle zone colpite e del tipo di infiammazione. La loro distinzione permette soprattutto di scegliere l’iter terapeutico più adatto per risolvere la condizione, ecco perché è fondamentale riconoscere quando e se si tratta di:  

  • borsiti e tenosinoviti, cioè infiammazioni croniche e acute a carico delle borse sinoviali e della guaina; 
  • tendinopatie inserzionali, cioè microfratture tendineo-periostee che non comportano alcuna reazione vascolare;
  • peritendiniti, cioè infiammazioni a carico della guaina con tendine integro; 
  • peritendiniti con impronta tendinosica, cioè lesioni che causano l’infiammazione della guaina e provocano una graduale degenerazione fibrosa;
  • tendinosi, cioè quando la lesione interessa il tendine slargato rendendolo talmente rigido e anelastico da esporlo alla lacerazione. 

Le lesioni tendinee possono essere classificate anche in base allo stadio del dolore avvertito dal paziente. Nello specifico:

  • dolore stadio I: il paziente avverte dolore solo dopo l’allenamento ed è il meno grave e il più semplice da risolvere; 
  • dolore stadio II: il dolore è fisso e costante, tanto da costringere il paziente a ridurre l’attività sportiva senza, tuttavia, interromperla del tutto; 
  • dolore stadio III: il paziente sente un dolore intenso che gli impedisce di continuare ad allenarsi; 
  • dolore stadio IV: coincide con la rottura del tendine, quindi è un dolore molto intenso e invalidante. 

Quali sono le cause delle lesioni tendinee?

All’origine delle lesioni tendinee possono esserci diversi fattori, ma i principali restano sempre e comunque il trauma, anche piccolo, e/o il sovraccarico. Per questo motivo sono proprio gli sportivi e gli atleti professionisti a essere maggiormente esposti alle infiammazioni e alle lesioni tendinee, così come coloro che svolgono un’attività lavorativa che richiede la ripetizione degli stessi movimenti per tempi prolungati e/o l’utilizzo di strumenti di lavoro come il martello pneumatico. Al contempo, anche alcune malattie sistemiche possono compromettere la composizione e la funzionalità dei tendini, in primis il diabete

Altri fattori di rischio delle lesioni tendinee possono anche essere l’utilizzo errato di strumenti e accessori in palestra o indossare scarpe inadeguate all’attività sportiva praticata (principale causa dell’infiammazione del tendine di Achille). 

Quali sono i sintomi delle lesioni tendinee?

I sintomi delle lesioni tendinee sono quasi sempre gli stessi quando insorge una qualsiasi infiammazione ai tendini e comprendono: 

  • dolore generico, avvertito quando si contrae il muscolo;
  • gonfiore;
  • indolenzimento;
  • senso di rigidità;
  • calore intorno all’area infiammata;
  • tumefazione;
  • movimento limitato;
  • suppurazione, nei casi più gravi. 

Questi sintomi possono essere più o meno gravi in base allo stato di infiammazione e alla causa scatenante. In alcuni casi, il dolore e il gonfiore possono rivelarsi debilitanti e invalidanti, tanto da impedire il normale svolgimento delle più semplici attività quotidiane. 

Come si curano le lesioni tendinee?

Per individuare il percorso terapeutico più adatto, è opportuno compiere una diagnosi adeguata della lesione tendinea in atto iniziando con una visita dal medico di base, per ottenere una prima anamnesi, e procedendo con una visita specialistica presso un centro specializzato come il Poliambulatorio di Fisioterapia D’Arpa. 

Il professionista di riferimento, tramite esame obiettivo ed eventuali test strumentali come ecografie e radiografie, può ottenere un quadro completo della condizione e stabilire un trattamento mirato. Quest’ultimo ha il principale obiettivo di ripristinare le funzionalità del tendine, così da recuperare la sua capacità di collegare muscoli e ossa. 

In una fase iniziale, solitamente caratterizzata da dolore intenso, al paziente è consigliato di rimanere a riposo, di seguire una terapia antinfiammatoria personalizzata a base di FANS (orali o topici) e di sottoporsi a crioterapia

La chirurgia viene riservata solo ai casi più gravi, cioè quando il tendine ad esempio è reciso. A seguito dell’intervento, è sempre necessario iniziare un percorso fisioterapico che, tramite esercizi specifici, tecniche manuali e strumentali e ricorso a tutori dinamici, consente di accelerare i tempi di guarigione e ripristinare le funzionalità del tendine il prima possibile. 

Dopo quanto tempo si guarisce dalle lesioni tendinee?

I tempi di guarigione delle lesioni tendinee possono essere anche molto lunghi, dipende tutto dalla gravità della condizione e dal livello di infiammazione. Pertanto, è indispensabile compiere una diagnosi tempestiva e agire il prima possibile, oltre che rispettare tutte le indicazioni fornite dal medico di riferimento. 

Cosa sono le lesioni legamentose?

Le lesioni legamentose sono fenomeni a carico dei legamenti, strutture molto robuste che collegano le ossa tra loro e svolgono un’azione stabilizzatrice. Nonostante siano molto resistenti, i tendini non sono estremamente elastici e, se sottoposti a carichi eccessivi o a stiramenti rapidi, possono subire lesioni di entità variabile.  

Quando si verifica la lesione di un legamento la sua entità è proporzionale al trauma e si può distinguere in quattro gradi diversi a seconda della sua gravità: 

  • grado 0: il trauma articolare non comporta alcun danno anatomico a carico dei legamenti; 
  • grado 1: il trauma è lieve e comporta una lesione delle fibre interne del legamento talmente piccola da non interferire con la normale stabilità dell’articolazione colpita;
  • grado 2: il trauma è di media entità e causa una rottura parziale del legamento; se le fibre strappate sono sotto il 50% del totale si parla di lesione di II grado lieve, mentre se il numero di fibre strappate supera il 50% del totale allora si parla di lesione di II grado grave; 
  • grado 3: il trauma è grave e comporta la rottura completa del legamento. 

Solitamente, le lesioni legamentose sono causate da distorsioni e lussazioni, cioè i traumi a cui l’articolazione è maggiormente esposta. Le zone anatomiche particolarmente colpite sono il ginocchio, la spalla e la caviglia. 

Quali sono i sintomi delle lesioni legamentose?

I sintomi delle lesioni legamentose dipendono dalla gravità della condizione: se si tratta di una distorsione di media o grave entità, con un numero di fibre strappate molto alto o totale, allora il sintomo più evidente è indubbiamente il dolore, che si acuisce a seguito della palpazione o di determinati movimenti. Successivamente, l’articolazione tende a gonfiarsi per via dell’emorragia interna e, a volte, è accompagnata da una sensazione di lassità e instabilità. 

Se, invece, si ha a che fare con una lussazione, allora l’arto assume il cosiddetto “atteggiamento di difesa” diventando estremamente rigido e rendendo impossibile l’esecuzione di qualsiasi movimento, attivo o passivo che sia. 

Come si curano le lesioni legamentose?

Prima di intervenire, è bene compiere una diagnosi certa e completa della lesione legamentosa, che può essere eseguita da un professionista tramite anamnesi, esame obiettivo ed eventuali strumenti diagnostici come la radiografia, utile per escludere la presenza di eventuali fratture o alterazioni dei normali rapporti articolari. Nei casi più gravi potrebbe essere necessario ricorrere alla risonanza magnetica o alla tomografia computerizzata (TAC). 

A seguito della diagnosi, in una prima fase (quella più acuta) al paziente viene suggerito di attenersi al protocollo RICE

  • Rest, cioè riposo, inteso come astensione da tutti quei movimenti che aumentano il dolore; 
  • Ice, cioè applicazioni di ghiaccio, da eseguire ogni ora per almeno 20-30 minuti; 
  • Compression, cioè compressione della zona interessata con una fasciatura da tenere per almeno le 24-48 ore successive al trauma; 
  • Elevation, cioè elevazione dell’arto interessato al di sopra del livello del cuore per favorire il ritorno venoso e prevenire accumuli di sangue. 

Nella maggior parte dei casi, le lesioni legamentose vengono trattate in modo conservativo; questo perché i legamenti sono abbastanza vascolarizzati e, di conseguenza, possiedono una buona capacità riparativa. 

A tal proposito, i fisioterapisti del Centro Medico Convenzionato D’Arpa ricorrono alla CHELT Therapy, un dispositivo medico destinato alla laserterapia e alla crioterapia appositamente studiato per alleviare il dolore e favorire il rilassamento muscolare. In pratica, fornisce un riscaldamento topico con lo scopo di innalzare la temperatura dei tessuti da trattare, così da ridurre il dolore, gli spasmi muscolari e l’eventuale rigidità articolare. Trattandosi di uno strumento personalizzabile, che permette di cambiare le impostazioni di potenza e lunghezza d’onda fino a 90W di potenza effettiva, la CHELT Therapy può rivelarsi la soluzione adatta a un gran numero di pazienti e a una moltitudine di patologie e condizioni, comprese le lesioni tendinee.  

La chirurgia, invece, è riservata a casi particolari, come le lesioni a carico del legamento crociato anteriore, dato che non guarisce mai spontaneamente e, al contrario, tende ad accumulare ulteriori lesioni fino a rompersi del tutto.

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