Come Curare le Calcificazioni con la Fisioterapia: Guida Completa

Fisioterapia

Cosa sono le calcificazioni? Cause, sintomi e trattamento

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Il calcio, si sa, è essenziale per la salute delle ossa, ma la sua deposizione in altri tessuti può causare problemi. Le calcificazioni sono proprio depositi di sali di calcio che si formano in diverse parti del corpo, come tendini, muscoli, articolazioni, vasi sanguigni e organi e possono variare in dimensioni e consistenza. In molti casi, sono il risultato di processi infiammatori cronici o lesioni, ma possono anche essere associate a disturbi metabolici o genetici.

Individuare il tipo di calcificazione, per poi procedere con un trattamento mirato e personalizzato, è fondamentale; per questo è molto importante rivolgersi a esperti del settore, come i professionisti di Fisioterapia D’Arpa, per ottenere risposte e, soprattutto, risultati concreti e duraturi.

Tipologie di calcificazioni

Esistono diverse tipologie di calcificazioni, classificate in base alla loro causa e localizzazione:

  • calcificazioni distrofiche: si verificano in tessuti danneggiati o necrotici, come cicatrici, vasi sanguigni con aterosclerosi o valvole cardiache;
  • calcificazioni metastatiche: sono causate da un’elevata concentrazione di calcio nel sangue (ipercalcemia), che porta alla deposizione di sali di calcio in vari tessuti;
  • calcificazioni tendinee: si formano all’interno dei tendini, spesso a seguito di lesioni o sovraccarico;
  • calcificazioni articolari: possono interessare le articolazioni, causando dolore e limitazione dei movimenti;
  • calcificazioni vascolari: si depositano nelle pareti dei vasi sanguigni, contribuendo all’aterosclerosi;
  • calcificazioni mammarie: comuni nel seno, spesso benigne, ma in alcuni casi possono essere associate a lesioni maligne;
  • calcificazioni cerebrali: depositi di calcio nel cervello.

Quali sono le cause delle calcificazioni?

Le cause delle calcificazioni sono molteplici e dipendono dal tipo e dalla localizzazione. Alcuni fattori comuni includono:

  • infiammazione cronica: processi infiammatori prolungati possono portare alla deposizione di calcio nei tessuti;
  • lesioni e microtraumi ripetuti: sovraccarico o sollecitazioni errate, sia per motivi sportivi che lavorativi, possono causare calcificazioni tendinee;
  • disturbi metabolici: condizioni come l’iperparatiroidismo o l’ipercalcemia possono aumentare il rischio di calcificazioni;
  • fattori genetici: alcune predisposizioni genetiche possono influenzare la formazione di calcificazioni;
  • infezioni: in alcuni casi, le calcificazioni possono formarsi a seguito di infezioni;
  • età: con l’invecchiamento aumenta il rischio di calcificazioni a causa della degenerazione dei tessuti;
  • malattie autoimmuni: alcune malattie autoimmuni possono favorire la calcificazione dei tessuti connettivi.

Quali sono i sintomi delle calcificazioni?

I sintomi delle calcificazioni variano notevolmente a seconda della localizzazione, della dimensione e della loro interazione con le strutture circostanti. In molti casi, soprattutto quando le calcificazioni sono di piccole dimensioni e non esercitano pressione su nervi o altri tessuti sensibili, possono rimanere del tutto asintomatiche, per essere poi scoperte accidentalmente durante esami radiologici eseguiti per altri motivi; tuttavia, quando le calcificazioni crescono o si localizzano in aree critiche, possono manifestarsi una serie di sintomi, tra cui:

  • dolore, uno dei sintomi più comuni, che può variare da un fastidio sordo e persistente a un dolore acuto e lancinante;
  • rigidità, che può limitare l’escursione dei movimenti, causando una sensazione di “”blocco”” o difficoltà nel compiere determinati gesti;
  • gonfiore, causato dall’infiammazione che spesso accompagna la formazione o la presenza di calcificazioni;
  • sensibilità, con un dolore acuto che si manifesta anche con una leggera pressione;
  • debolezza, con difficoltà nel compiere determinati movimenti;
  • crepitio, avvertito durante il movimento di un’articolazione interessata da calcificazioni,;
  • sintomi neurologici, come formicolio, intorpidimento, sensazione di “”scossa elettrica”” o debolezza lungo il percorso del nervo compresso.

Come si diagnosticano le calcificazioni?

La diagnosi delle calcificazioni prevede la combinazione di un’attenta valutazione clinica da parte del medico e di diverse tecniche di imaging che permettono di visualizzare direttamente i depositi di calcio nei tessuti. I metodi diagnostici più comunemente impiegati includono:

  • radiografia, particolarmente utile per identificare calcificazioni di dimensioni significative a livello osseo, articolare e tendineo;
  • ecografia, efficace nel localizzare le calcificazioni all’interno dei tendini e dei muscoli;
  • tomografia computerizzata (TC), particolarmente utile per visualizzare calcificazioni in sedi complesse o per valutare il loro rapporto con le strutture ossee e i tessuti molli circostanti con maggiore precisione rispetto alla radiografia standard;
  • risonanza magnetica (RM), fondamentale per valutare lo stato dei tessuti molli circostanti, come tendini, muscoli e nervi e per identificare eventuali lesioni associate alle calcificazioni.

Come si curano le calcificazioni?

Il trattamento delle calcificazioni deve essere attentamente personalizzato in base a una serie di fattori, tra cui la localizzazione specifica della calcificazione, le sue dimensioni, l’intensità e la natura dei sintomi che provoca nel paziente e, non da ultimo, la causa sottostante che ha portato alla sua formazione.

L’approccio iniziale è spesso di tipo conservativo, con l’obiettivo primario di alleviare il dolore che affligge il paziente e di migliorare, per quanto possibile, la funzionalità dell’area interessata:

  • astensione dalle attività che tendono ad aumentare il dolore;
  • applicazione regolare di ghiaccio sulla zona dolente, per intervalli di 15-20 minuti più volte al giorno;
  • assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). In alcuni casi, il medico può optare per iniezioni locali di corticosteroidi.

Il ruolo della fisioterapia è assolutamente centrale nel trattamento conservativo delle calcificazioni, soprattutto quando queste interessano il sistema muscolo-scheletrico, coinvolgendo tendini, muscoli e articolazioni.

Presso l’Ambulatorio Fisioterapia D’Arpa di Palermo, i professionisti esperti elaborano piani di trattamento riabilitativo che vengono meticolosamente personalizzati per rispondere alle specifiche esigenze di ogni paziente. L’obiettivo primario è quello di ridurre il dolore, migliorare progressivamente la mobilità compromessa e ripristinare una piena e ottimale funzionalità dell’area colpita attraverso;

  • terapie manuali, che includono tecniche di mobilizzazione articolare dolce, manipolazione dei tessuti molli e massaggio terapeutico e che possono contribuire a sciogliere le contratture muscolari spesso associate al dolore cronico, a migliorare la circolazione sanguigna e linfatica locale e a ridurre la rigidità che può accompagnare la presenza di calcificazioni;
  • esercizi terapeutici, come esercizi di stretching specifici per aumentare gradualmente la flessibilità e l’escursione articolare ed esercizi di rinforzo muscolare mirati per stabilizzare l’area interessata, migliorare la forza e la resistenza muscolare e  prevenire eventuali recidive.

Anche le terapie fisiche strumentali possono essere integrate nel piano di trattamento per accelerare il processo di guarigione dei tessuti e per fornire un ulteriore sollievo dal dolore. In particolare, nel caso delle calcificazioni si rivelano utili:

  • gli ultrasuoni terapeutici, che favoriscono la microcircolazione profonda e riducono l’infiammazione;
  • la laserterapia ad alta potenza, che può esercitare effetti analgesici e antinfiammatori significativi a livello locale;
  • la tecarterapia, che stimola i naturali processi riparativi dei tessuti attraverso l’applicazione di energia elettromagnetica;
  • la magnetoterapia, che contribuisce a ridurre il dolore e l’infiammazione e a favorire la rigenerazione dei tessuti.

Un approccio fisioterapico ben strutturato e adattato all’evoluzione del quadro clinico del paziente è essenziale per una gestione efficace delle calcificazioni e per un significativo miglioramento della sua qualità di vita.

Nel caso in cui fosse necessario ricorrere alla chirurgia, è fondamentale sottolineare che, anche dopo l’intervento chirurgico, un percorso di riabilitazione fisioterapica adeguato e mirato è essenziale per ripristinare completamente la forza muscolare, la mobilità articolare e la funzionalità dell’area trattata, garantendo un recupero ottimale e prevenendo eventuali recidive.

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